L’ascolto attivo è impegnativo. È ascoltare in modo neutro senza giudicare né commentare. Non riguarda solo l’ascolto auditivo ma anche quello visivo. Come parla il nostro cliente? È appassionato e convinto di quello di dice, oppure sta millantando qualcosa che va ridimensionato attraverso domande?

Per i comunicatori l’ascolto è fondamentale e riguarda non solo quello che dice il nostro interlocutore ma anche ciò che lo circonda realmente e virtualmente. In questo modo è possibile conoscere la sua realtà e individuare le attività di comunicazione più efficaci.

Un interessante TED di qualche anno fa sull’ascolto, che faccio vedere spesso nelle mie docenze in comunicazione, è quello del linguista Alessandro Lucchini.

All’inizio dice: “Se gli dèi ci hanno dato due orecchie e una bocca sola – diceva un filosofo – forse una ragione ce l’avevano. Eppure, ci alleniamo, studiamo come parlare e scrivere. E diamo per scontato che per ascoltare basti stare lì. Invece ascolto è una parola impegnativa, difficile. Per ascoltare bisogna concentrarsi, impegnarsi, un po’ come volare: bisogna sollevarsi, spostarsi. E voler cambiare”.

L’ascolto è davvero impegnativo ma dà anche molte soddisfazioni perché le persone capiscono quando le si ascolta veramente, con le orecchie e con gli occhi, quando c’è interesse sincero per quello che dicono.